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UNA
LEGGE IGNORATA
Introdotta
nel nostro ordinamento giuridico nel 2000, non è ancora entrata nel
nostro ordinamento mentale. |
Tra
l’indifferenza generale, ha compiuto ormai 13 anni la legge
sulla parità (DPR 62 – 2000), emanata dal governo D’Alema, con
Giovanni Berlinguer ministro della Pubblica istruzione. E
dire che la legge ha costituito una pietra miliare nel faticoso cammino di
riforma del nostro sistema scolastico. Per
la prima volta veniva riconosciuta pari dignità, dal punto di vista
giuridico, a scuola statale e scuola paritaria, componenti legittime e
necessarie della scuola pubblica, cioè dell’unico sistema scolastico
nazionale. Peccato
che gran parte del circo mass – mediatico nostrano non ne abbia mai
preso atto; si continua a parlare di scuola privata, di scuola dei ricchi,
e via con stereotipi di questo genere. La
prima menzogna è continuare ad usare il termine "privata"
riferito alla scuola paritaria, non volendo riconoscere che essa fa parte
del sistema pubblico di istruzione, come espressamente affermato dall’art.1,
commi 1 e 3 della legge. E allora perché continuare a chiamarla privata?
Semplice: per incanalare contro questa scuola i fiumi di livore alimentati
dal mal funzionamento della scuola statale. La legge 62 è un’ottima legge sotto
il profilo giuridico, ma non prevede alcun finanziamento alle scuole
paritarie: le scuole paritarie hanno tutti gli obblighi della scuola
statale, ma nessun finanziamento. Lo stesso Berlinguer, padre della legge
62, ha affermato che questa legge è attuata al minimo delle sue potenzialità.
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Il
modesto contributo assegnato alle scuole dell’infanzia e primarie deriva
da una precedente normativa, quella sulle scuole parificate; tant’è
vero che una nuova scuola, anche se riconosciuta paritaria, non ha diritto
ad alcun contributo. Di
conseguenza, per una scuola paritaria l’alternativa è una sola: o fa
pagare rette tali che consentano di assegnare un adeguato stipendio ai
docenti, o fa pagare rette popolari, ma eroga stipendi modesti agli
insegnanti. Il
primo caso è quello delle cosiddette "scuole dei ricchi", le
uniche, però, che consentano parità di trattamento dei docenti rispetto
alla scuola statale. Ma la
maggior parte delle scuole paritarie fa parte della seconda
categoria: una retta popolare, a fronte di stipendi modesti. L’attuale
normativa prevede che, se un insegnante abilitato rifiuta la proposta di
ruolo da parte dello Stato, è escluso dall’insegnamento di ruolo nella
scuola statale per tutta la vita. Allora, come fa un’insegnante che deve
mantenere una famiglia a rinunciare al ruolo nella scuola statale? Questa
contraddizione normativa sottrae alla scuola paritaria, via via, la
maggior parte degli insegnanti abilitati. Questo, sindacati e politici
avversi lo sanno; eppure continuano a reclamare scuole paritarie (anzi
private) a basso costo con insegnanti titolati e pagati, senza interventi
economici da parte dello Stato. |
Ciononostante
le scuole paritarie sono piene di ottimi insegnanti, abilitati e non
abilitati: se una famiglia paga, potendo avere lo stesso servizio gratis
nella scuola statale, qualche motivo ci sarà!
Altro
problema è quello dell’inserimento degli alunni disabili; anche in
questo caso, escluse le scuole primarie, non c’è alcun contributo da
parte dello Stato. Allora, chi paga l’insegnante di sostegno? La
famiglia? E se l’alunno dovesse essere seguito per l’intero orario
settimanale, chi paga i 20.000 euro occorrenti?
I
detrattori della scuola paritaria vengano da noi, a S. Antonino di Casalgrande, presso
la scuola Vladimiro Spallanzani e vedranno che, su 180 alunni iscritti,
ospitiamo 10 alunni disabili certificati e col metodo di recupero
che abbiamo elaborato, seguiamo altri 34 alunni DSA.
Tutto questo ci è possibile per l’intervento di alcuni Comuni
illuminati e innumerevoli iniziative collaterali di supporto economico.
"Basta
soldi alle scuole private!" è lo slogan più inverecondo che ci sia.
Secondo
i dati forniti dal CENSIS e dall’ OCSE lo Stato risparmia oltre 6 miliardi di euro l’anno sulla scuola
paritaria. Cioè, se la scuola paritaria chiudesse i battenti, lo Stato
dovrebbe spendere 6 miliardi di euro in più l’anno, senza contare le
spese per i plessi scolastici da costruire, la loro manutenzione e il
materiale di supporto. |
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Dal
momento che gli alunni delle scuole paritarie sono circa 1 milione, lo
Stato risparmia mediamente otre 6.000 € l’anno per ogni alunno che
frequenta una scuola paritaria.
È
la scuola paritaria che finanzia lo Stato, non viceversa!
Riflettano
tutti i disinformati (tra cui la maggior parte dei cittadini) e i
diffamatori in mala fede (tra cui i sindacati e i politici). Se
le scuole paritarie, in prevalenza di ispirazione cristiana, proseguono e
consolidano la loro presenza sul territorio nazionale è perché da un
lato rispondono alla domanda di educazione che si fa sempre più
incalzante da parte delle famiglie e dall’altro perché ci sono docenti
che concepiscono ancora il proprio lavoro come "missione",
nel senso di amore all’uomo
e al suo destino.
Ed
è l'identità cristiana, forse, la ragione vera per la quale le scuole paritarie,
accanto all’affetto e alla gratitudine di tante famiglie, riscuotono,
invece, da parte degli opinion leaders del nostro tempo, tanta avversione. |
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